Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/178

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alla ringhiera del lettuccio di ferro, cominciò a parlare lentamente, prolissamente, senza esaltarsi mai, anzi con tono umile e remissivo, mentre Flora, soffocando un sospiro, riprese il suo posto con rassegnata docilità.

— Vede, signora, se fosse per me, non solo 10 non domanderei quel danaro, ma sarei pronta a dargliene dell'altro fino a mungere dalle mie tasche l'ultimo centesimo. Ma lei conosce gli uo mini, non è vero? Testardi e prepotenti! Mio marito vuole approfittare di una buona occasione, e io devo chinar la testa; mio marito mi ha or dinato di presentarmi qui, a fare una simile par taccia, e io ho dovuto chinar la testa; se mio marito mi ordinasse di buttarmi dalla finestra sul momento, io dovrei chinar la testa. Sa di che cosa sarebbe capace mio maritò, se lei non resti tuisse in giornata quei danari? Sarebbe capace di mandarmi qui, a fare una chiassata in pre senza dell'onorevole.

Flora non lavorava più. Le mani giacevano abbandonate in grembo e piccole stille di sudore le imperlavano la fronte.

Una schiera di lodole passò, quale folgore, con alti gridi, segnò per un attimo di segni neri la perlacea lucentezza del cielo primaverile, e scom parve, lasciando dietro di sè un solco festoso di note La giovanetta alzò il capo, scorse il tur binìo leggero delle ali ed ebbe un gesto irrifles sivo delle braccia, quasi per volar anche lei lontano e scomparire verso l'azzurro.

Come doveva essere quieta la casa bianca tra 11 verde rinnovato dei campi e il roseo delicato dei mandorli in fiore!

Come i papaveri fiammeggianti dovevano don-