Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/181

Da Wikisource.

Che Penelope non sapesse nè leggere, nè scri vere, era verissimo; ma che ella si confondesse nel computare i propri interessi era assolutamente falso.

Aiutandosi con la sua memoria fenomenale e contando sulla punta delle dita, teneva, con esat tezza meticolosa, la propria contabilità dentro la propria testa, e avrebbe potuto sfidare qualsiasi esperto contabile a segnare più esattamente sopra un registro, ciò che ella segnava nella sua memoria. E poteva giustamente vantarsi con orgoglio di non aver mai defraudato nessuno di un centesimo, perchè, se prestando il suo povero danaro ella voleva ria verlo centuplicato, e se diventava di una ferocia di iena per rientrare nel suo, si sarebbe sentita svergognata al cospetto di sè stessa aumentando il conto del suo credito di un centesimo solo.

— Potrebbe darsi che mi confondessi aneli' io — ella disse, dopo aver meditato profonda mente — ma credo che lei, signora contessa, mi debba restituire la cifra tonda di duemila lire.

Adriana ebbe un gesto di noncuranza. Mille, duemila, tremila, diecimila era perfettamente la stessa cosa, considerato che in quel giorno non possedeva nulla.

Appuntò i gomiti sulle ginocchia, appoggiò il mento alle palme delle mani, e fissò Penelope di sotto in su, quasi per consultarla.

Ogni collera era svanita in lei. Ogni collera ed ogni orgoglio. Ella interrogava Penelope con occhio ansioso, come s'interroga un'amica da cui si attenda consiglio. Nei momenti di collera o di sconforto 1' inverniciatura aristocratica si screpo lava, il povero blasone dei Vianello, tarlato e