Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/255

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presso il letto della moglie a guardarla intene rito. Certo non doveva divertirsi la poverina, ed il cavaliere rifletteva essere una bella fortuna che gli uomini siano stati destinati a difendere la so cietà anziché a popolarla.

D'altronde, se le cose andavano così, era giusto che così andassero e il cavaliere si confermava sempre più nel concetto che la donna è un es sere inferiore e che l'uomo è il re della crea zione.

Quando il dottore giunse, Flora disperatamente aggrappata ai ferri del letto, con le mani con vulse, rotolava il capo sui guanciali, mordendosi le labbra per non urlare.

Quella giovanetta, tanto sensibile e delicata, rivelava adesso contro il dolore una virtù di eroi smo incomprensibile. Sorrideva al dottore e ras sicurava il marito dolcemente, mentre grosse gocce di sudore le rigavano il volto disfatto. Gli occhi sbarrati fissavano, al di là delle cortine calate, il cielo punteggiato di stelle e pareva che le stelle palpitassero per lei di luce più intensa, trasfon dendole coraggio e promettendole un premio tanto divino, quanto il suo martirio era atroce.

Trascorsero ore di supplizio quale nessuna tor tura saprebbe infliggere, finché, proprio nel mo mento in cui il dottore, preoccupato, le interro gava il polso, ella balzò sui guanciali, come se l'avessero ferita a morte, e un grido lungo, acuto, un grido di suprema angoscia e di suprema in vocazione, risuonò nella notte. Al grido della gio vane madre rispose il soffio lieve di un vagito.

Flora sentiva quasi in sogno l'andarivieni delle persone intorno a sé; ma una dolcezza che non ha nome le disciolse il cuore e le si diffuse