Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/273

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E Balbina? — ella domandò, sollevandogli in volto i grandi occhi azzurri, con un lampo di malizia schernitrice.

Ma egli non si scompose affatto. Balbina stava come un dio. Si era ingrassata, quantunque fosse in moto dalla mattina alla sera. Dopo la morte della nonna aveva preso la direzione della casa con mano di ferro e quelle canaglie dei contadini tremavano davanti a lei.

Parlando così, con placida convinzione, egli seguitava a guardare Flora curiosamente.

Anch'ella lo guardava adesso con occhio tran quillo e rimanevano l'uno di faccia all'altra, in terrogandosi con lo sguardo per rintracciare a vicenda l'immagine tanto amata e tanto sognata altra volta.

Egli la trovava, forse, anche più bella, certo moltissimo cambiata.

I capelli biondi, non più svolazzanti, uscivano, sul mezzo della fronte, in ciuffo massiccio di sotto una corona di pallide roselline, secondanti il garbo del cappello grigio, rialzato a sinistra, nella falda, e scendente con grazia sul davanti. Il volto, leg germente velato di cipria, era più tondo, più espressivo; ma una piega di stanchezza amara, scendeva presso gli angoli della bocca, pur così fresca e fine, e la veletta bianca a punti neri, schiacciava alquanto la punta del naso, alterando tutta la fisonomia.

Nella persona, Germano la trovava più alta, meno esile e gli produceva uno strano effetto in vedersela davanti abbigliata all'ultima moda, con le anche nitidamente disegnate dalla gonna di lana grigia e la vita sottile stretta nella cinta di seta bianca, sopra cui la stoffa leggera del cor-