Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/298

Da Wikisource.

fumo di quella chioma doviziosa e fragrante, mentre Flora, sentendo il respiro di lui scenderle dietro l'orecchio ed insinuarsele giù per il collo, gustava una mollezza ineffabile, come se tutto il sangue delle vene le si fosse convertito in miele e il miele le formasse lago intorno al cuore e il cuore si sommergesse con delizia entro quella dolcezza vischiosa.

Un velo sempre più fitto calava davanti alle sue pupille e la forza stessa della luce le abba gliava la vista. La distesa dell'orizzonte si re stringeva pian piano, grandi flutti di ombra si addensavano intorno a lei, ed ella si trovava sola con Germano, librata nello spazio, sentendo il suolo fuggirle di sotto i piedi e vedendo il cielo circoscriversi sopra il suo capo.

— Andiamo! Andiamo! — ella disse, scuo tendosi; e si smarrirono per i viottoli ombrosi.

Da ogni punto la voce delle acque giungeva diversamente modulala, in ogni punto l'acqua ap pariva in diverse fogge. Alti zampilli, sottili come steli, ricadenti nel marmo con bisbiglio di mi stero; ruscelletti frusciami tra l'erbe; piccoli getti gorgoglianti dentro urne muscose; polle emer genti tacite dal suolo; pioggia di perle cadenti di tra le dita di una corrosa divinità marmorea; incerti rivoli serpeggianti sulla barba aggrovigliata di un Tritone, o accarezzante per ogni verso il corpo snodato di una Nereide.

La regina delle fontane, situata nel fondo di un lungo viale, cantava la sua letizia perenne con tale forza di suono, che la .eco della canzone robusta si ripercoteva in ogni angolo di quei luoghi sacri al trionfo delle acque.

Nel viale delle cento fontane, chiuso al pari di