Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/322

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Trecento lire? Ma se Penelope avesse posse duto milioni, li avrebbe raccolti nel grembiale per lasciarli cadere ai piedi della moglie del cava liere. Trecento lire erano una vera miseria e Pe nelope si sentiva mortificata che la signora si ri volgesse a lei per così poco!

E, tratti di tasca i cinque biglietti da cento, li spiegò uno alla volta in tutta la loro larghezza e li depose in fila sul tavolo, presso cui sedeva la signora.

Flora non ne raccolse che tre. — Perchè, signora mia, lei vorrebbe farmi l'af fronto di respingere queste altre duecento lire? — disse Penelope con voce desolata. Lei ha stabilito di restituirmi venti lire al mese, e mi sta bene; anche se lei mi restituisse venti lire l'anno, mi starebbe bene ugualmente. Ma po trebbe darsi che lei, in certi mesi, non si tro vasse ad avere sottomano le venti lire, ed allora sarebbero noie, preoccupazioni, non per me, per lei, che so quanto sia delicata. Le duecento lire in più se le metta dunque in disparte, come una pera per la sete, e così potrà dormire in pace i suoi sonni. Che ne dice? Che gliene pare, signora mia? A Flora il ragionamento di Penelope sembrò logicissimo. Infatti poteva darsi che suo marito non fosse disposto a lasciarsi spillare con la fa cilità che Anna Maria supponeva e, in tal caso, le duecento lire di riserva potevano evitare molte noie. Ella peraltro rimaneva esitante. Forse Anna Maria non avrebbe approvato il prestito di una somma così vistosa, e Flora, per la restituzione, aveva bisogno della complicità di Anna Maria. Penelope fissava ostinatamente sopra di lei gli