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Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/35

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melanconia i neri occhi tenebrosi spandevano una luce intensa, mentre la bocca dolente e stanca si apriva di rado, a parole brevi, sui piccoli denti aguzzi, incastonati nelle gengive esangui.

Flora, che leggeva allora avidamente e di soppiatto, i romanzi prestati a lei con mille astuzie da una compagna esterna, aveva architettato, a sua foggia, tutta una storia sul conto della maestra di ricamo; una storia bizzarra dove le in certe nozioni della vita reale si deformavano grottescamente nello sfondo chimerico creato dalla fantasia. La tenerezza di Flora per suor Maria Gesù raggiunse i confini patologici di una vera passione. La scolaretta spiava ogni gesto della maestra di ricamo, si metteva in agguato per in contrarla, piangeva di collera alla menoma preferenza accordata da Suor Maria Gesù a qualche altra alunna, arrossiva, tremava, socchiudeva gli occhi con espressione di beatitudine solo che la mano diafana di Suor Maria Gesù le sfiorasse i capelli. Ma un giorno, senza transazione, per il dono di una immagine sacra fatto dalla suora a un’altra fanciulla, ogni sentimento di affetto era caduto dall’anima di Flora e una freddezza sprezzante e muta aveva sostituito le recenti espansioni.

Tolta di collegio e trasportata nell’assoluto isolamento della casa bianca, ella trascorreva intiere giornate perduta nel sogno, a navigare per entro il caos di vapori luminosi, in mezzo a variopinte larve evanescenti che dileguevano con bagliori repentini e si trasformavano in nuove parvenze sempre più instabili e ingannevoli. Ma, da alcuni mesi, qualche cosa di reale si andava precisando in mezzo allo scompiglio dei fantasmi evocati dal suo pensiero. I vapori luminosi si dischiudevano, si al-