Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/354

Da Wikisource.

vasto e deserto, saliva a lambire delicatamente la pietra corrosa.

Flora chiese a un tratto, senza ragione: — Come sta Balbina? — e si meravigliò su bito della domanda tanto il suo pensiero era estraneo a Balbina in quel momento. — Ora sta meglio; ma in principio ha sof ferto molto — rispose Germano, sospingendo un pochino Flora per impedire che gli spruzzi della fonte giungessero fino a lei. Ella alzò il capo in atto interrogativo. — Ha sofferto molto? E perchè? --- Del resto non bisogna lamentarsi — pro seguì Germano. — Balbina sta anche troppo bene, relativamente allo stato in cui si trova. Flora rimase immobile, col viso atteggiato a stupidità. Evidentemente l'idea della nuova maternità di Bal bina stentava a farsi strada nel suo cervello: ma l'idea giunse, alla fine, a illuminarle il pensiero, e fu uno schianto immediato di tutto il suo amore. Ebbe un grido rauco di spasimo. Era fi nita! Era finita per sempre! — Credevo che Balbina stessa te lo avesse scritto — egli continuò placidamente. - Spe riamo almeno, se sarà un maschio, che non mi muoia come quello di cinque anni fa. Flora non trovava parole per esprimere il suo disgusto; ma sul volto corrucciato la collera on deggiava simile a fosca nube trasportata dal vento, sopra un cielo solcato da lampi. Egli, accortosi di quell'ira, se la prese in ri dere, bonariamente. Anche a lui seccava l'avventura; ma i bam bini spuntano talvolta, come i funghi, quando