Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/55

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esalare nei sospiri frequenti la piena della dol cezza che le gravava sul cuore.

— Perchè sospiri? --- egli le chiese, abbassando la voce nella tema che l'aria disperdesse l'essenza di tenerezza chiusa nel suono delle sue parole.

Flora sospirò di nuovo, più a lungo, poi, crol lando il capo con moto lieve, rispose lentamente, quasi interrogando sè stessa:

— Non so perchè sospiro, ma sento qui — e portò a sommo del petto la piccola mano — uno struggimento che mi fa tanto male — e, socchiu dendo appena le palpebre, gittò indietro la testa con abbandono.

Il cappello cadde e la faccia di lei apparve pallida come di perla, soffusa di letizia nel raggio dello sguardo velato, ma leggermente contratta pel tremito delle labbra.

— Flora! Flora! — egli supplicò — Cos'hai? Cosa ti senti? Sei pallida e tremi. Perchè?

Ella rise infantilmente, lieta del terrore di lui. — Non ho nulla. Adesso è passato. Forse ho preso troppo sole. E poi... E poi... — ella sog giunse peritosa, chinando il capo e corrugando la fronte, come per la concentrazione del pen siero nella indagine di un fenomeno che le sfug giva — e poi sento che morirei, se dovessi re starti vicina sempre. — O cara — egli mormorò con accento di adorazione e, lasciatosi cadere in ginocchio, le chiuse la vita nella cerchia delle braccia, te nendosela alquanto discosta per contemplarla me glio, per meglio accarezzarle con lo sguardo i pallidi capelli, la bianca faccia, la tenue linea delle spalle, la delicata curva del seno e le due ripie gature, appena percettibili, che la stoffa dell'abito