Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/57

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come due scolari sottrattisi all'uggia di un peda gogo per irrompere a sfogar nel chiasso la vita esuberante.

Stavano cosi, seduti vicino e guardandosi di sottecchi per decidere chi fra i due dovesse farsi beffe dell'altro, allorché spuntò dall'estremo li mite del bosco un ombrellino di cotone bianco, disegnato a larghi rabeschi gialli. L'ombrellino si chiuse e la chioma fulva di Balbina scintillò per un attimo al sole prima d'immergersi nel l'ombra folta dei rami. Dietro Balbina camminava Giovanni, vestito di filaticcio turchino alla foggia contadinesca, e dietro Giovanni veniva Clelia, grondante sudore dal lungo viso mansueto.

— Si sta al fresco --- disse Giovanni, scor gendo i due giovani.

— Cosi pare — rispose Germano laconica mente, assumendo subito il tono, in lui abituale, del possidente ricco che non dà confidenza e non ne vuole.

— Dove vai, Balbina? — domandò Flora, in omaggio al galateo rusticano, che impone di ba rattare qualche parola coi conoscenti incontrati a caso.

Balbina si voltò inviperita. — Vado con mio padre e mia madre — ella disse in tono aggressivo, quasiché le parole di Flora suonassero scherno al suo indirizzo — e una ragazza che va con i suoi genitori, può an dare per tutto a fronte alta... E tu dove vai? --ella soggiunse, fermandosi davanti al gruppo di Flora e Germano, e atteggiando il volto a beffe sprezzante. — Io non vado in nessun posto; io sto se duta — osservò Flora candidamente.