Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/69

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quel canneto e non avesse di suo che la pelle del corpo...

— Non ha niente di più, sta tranquillo — in terruppe il dottore alquanto rabbonito.

— Ebbene, la sposerei lo stesso; la sposerei anche se dovessi chiedere l'elemosina per mante nerla; ma perchè non cercare di sapere come stanno le cose, dal momento che il conte è im becillito, die la madre è quello che è, e che Flora non può intendersi di tali faccende? — Alla fine dei conti potresti anche aver ra gione — borbottò il dottore, e s' indusse aspie gare che la casa bianca era spogliata di ogni suo valore, che i debiti ne avevano rosicchiato persino le fondamenta e che egli stesso aveva dovuto litigare coi creditori, trattandoli da can nibali, per ottenere che essi lasciassero morire in pace il vecchio conte. Morto il nonno, Flora si sarebbe trovata in mezzo alla gente, senza protezione, senza istruzione, senza esperienza, senza nessun mezzo di procacciarsi la vita, si mile a un povero agnellino in mezzo a una torma di lupi affamati.

— Ma sono qua io! — esclamò Germano. Quando Flora sarà mia moglie i creditori si tro veranno fra i denti un osso duro!

— Magnificamente detta — rispose il dottore — e sarà per me uno spettacolo sopraffino ve derti alle prese con quello stormo dì corvi che stanno coi becchi aperti e i gozzi spelacchiati a gracchiare intorno alla casa bianca. I-' odore di cadavere li alletta e ti prevengo che non sarà fa cile cacciarli via con gli artigli asciutti. Ad ogni modo sbranatevi, dilaniatevi, derubatevi pure. Ladri sono loro con i loro strozzinaggi; ladro