Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/71

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il viso attonito e giulivo di Flora, quando egli l'avesse presa per mano e l'avesse condotta nella casa bianca, mormorandole all'orecchio, in quel l'orecchio color di rosa, trasparente e terso come conchiglia marina:

— La casa bianca è tua; sono io che te la regalo.

Cosa avrebbe detto Flora per ringraziarlo? Ella non avrebbe detto nulla; avrebbe sollevato verso di lui i cari occhi stellanti, umidi per amore e letizia, e gli avrebbe offerte le care lab bra porporine, odorose come fragole, dolci e te naci come uno sciroppo fortemente zuccherato. Ma egli, prima di sugger le labbra, l'avrebbe baciata a lungo, nella profonda fossetta del mento, nella fossetta profonda, ove pareva che il sorriso e le brevi parolette d'amore traessero origine, e dove i baci, dalla bocca chiesti e promessi, si an nidavano e tremavano, impazienti di sciogliere il volo.

Dal petto di Germano un sospiro doloroso esalò. La lontananza di Flora aumentava in lui la febbre dei sensi, anziché mitigarla. Alla pre senza di lei il desiderio taceva, addolcito dalla tenerezza ineffabile onde l'anima era invasa. Ogni atto di lei era fonte di nuova estasi; ogni parola emanava un fluido più squisito delle precedenti parole; ogni sguardo apriva un lembo più for bito di azzurro, per entro la cui cristallina pu rezza il pensiero si smarriva leggero e inebbriato; ogni tremolìo delle ciglia molceva il suo spirito; e la stessa rapida molteplicità delle sensazioni gli calmava i sensi, stordendoli e addormen tandoli.

Ma adesso gli elementi impuri, onde ogni a-