Pagina:Tasso, Torquato – Rinaldo, 1936 – BEIC 1934643.djvu/9

Da Wikisource.

A I LETTORI

5

come, tagliando un membro al corpo umano, quel manco ed imperfetto diviene; sono però queste parti tali, che, se non ciascuna per sé, almeno tutte insieme fanno non picciolo effetto, e simile a quello che fanno i capelli, la barba, e gli altri peli in esso corpo, de’ quali s’uno n’è levato via, non ne riceve apparente nocumento; ma se molti, bruttissimo e difforme ne rimanej Ma io desidererei, che le mie cose né da’ severi filosofi seguaci d’Aristotile, che hanno innanzi gli occhi il perfetto esempio di Virgilio e d’Omero, né riguardano mai al diletto ed a quel che richieggiono i costumi d’oggidi, né da i troppo affezionati de l’Ariosto fossero giudicate: ’pferò che quelli conceder non mi vorranno, ch’alcun poema sia degno di loda, nel qual sia qualche parte che non faccia apparente effetto, la qual tolta via non però ruini il tutto} ancorché molti di tali membri siano nel Furioso e ne 1 ’Amadigi ) ed alcuno ne gli antichi greci e latini; quest’altri gravemente mi riprenderanno che non usi ne’ principi de’ canti quelle moralitá, e que’ proemi ch’usa sempre l’Ariosto: e tanto piú che mio padre, uomo di quell’autoritá e di quel valore che ’l mondo sa, anch’ei talvolta da questa usanza s’è lasciato trasportare. Benché, d’altra parte, né il principe dei poeti Virgilio, né Omero, né gli altri antichi gli abbiano usati, ed Aristotile chiaramente dica ne la sua Poetica (la qual ora con gloria di sé e stupore e invidia altrui, espone in Padoa l’eloquentissimo Sigonio) che tanto il poeta è migliore, quanto imita piú, e tanto imita piú quanto men egli come poeta parla e piú introduce altri a parlare: il qual precetto ha benissimo servato il Danese, in un suo poema composto ad imitazione de gli antichi, e secondo la strada ch’insegna Aristotile; per la quale ancor me egli esortò a caminare. Ma non l’han giá servato coloro che tutte le moralitá e le sentenze dicono in persona del poeta; né solo in persona del poeta, ma sempre nel principio de’ canti: ch’oltre che ciò facendo non imitino, pare che siano talmente privi d’invenzione, che non sappiano tai cose in altra parte locare che nel principio del canto: e come questa ad alcuni potrebbe parere soverchia ambizione di voler mostrarsi dotto, o pur d’esser, scherzando, piacevole e faceto tenuto dal vulgo; cosí forse non è senza affettazione, ed io credo che vero sia, ciòcche il dottissimo signor Pigna dice in questa materia, che/l’Ariosto tai proemi non avrebbe fatto, se non avesse stimato che, trattando di vari cavalieri e di varie azioni, e tralasciando spesso una cosa e ripigliandone un’altra, gli era necessario render talvolta docili