Pagina:Tasso, Torquato - Il Re Torrismondo, Pisa, 1821.djvu/101

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ATTO QUARTO 97

A cui la stanca mia vita s’appoggia,
I miei veri giudicj, or presi a scherno,
O tu superba Arana, o reggia antica,
Ch’or da te mi discacci, a te fian conti.


SCENA QUINTA

FRONTONE, TORRISMONDO

FRONTONE

Qual fortuna, o qual caso or mi richiama,
Dopo tanti anni di quíete amica,
Alla tempesta del reale albergo,
La qual sovente ella perturba, e mesce?
O felice colui, che vive in guisa,
Ch’altrui celar si possa, o ’n alto monte,
O ’n colle, o ’n poggio, o ’n valle ima e palustre!
Ma dove ella non mira? ove non giunge?
Qual non ritrova ancor solinga parte?
Ecco mi tragge pur da casa angusta,
E mi conduce al Re. Sia destra almeno
Questa, che spira alla mia stanca etade
Aura della Fortuna, e sia tranquilla.
Al vostro comandare or pronto io vegno,
Invitto Re de’ Goti.

TORRISMONDO

Arrivi a tempo,
Per trarmi fuor d’inganno: or narra il vero,
Questa, che fu creduta, è mia sorella?

FRONTONE

Non nacque di tua madre.

TORRISMONDO

E in questo errore