Pagina:Tasso, Torquato - Il Re Torrismondo, Pisa, 1821.djvu/103

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ATTO QUARTO 99

Nè ’l Re commise; anzi portati a forza
Fummo ella, ed io; ch’altro voler possente
È più di quel de’ Regi, e d’altra forza.

TORRISMONDO

Ma dove la mandava il Re mio padre?

FRONTONE

Sin nel Regno di Dacia: ed ivi occulta
Si pensò di tenerla al suo destino;
Ma fu presa la nave il terzo giorno,
Ch’ambo ci conducea per l’onde salse,
Da quattro armati legni, in cui, turbando
Del gran padre Oceano i salsi regni;
Gian con rapido corso e con rapace
I ladroni del mar fieri Norvegi:
E fu divisa poi la fatta preda;
Ed io nell’uno, ella nell’altro abete
Fu messa: io tra prigioni, ella tra donne:
Io di catene carco; ella disciolta.
E rivolgendo in ver Norvegia il corso,
In un seno di mar trovammo ascosi
Molti legni de’ Goti, anch’essi avvezzi
Di corseggiare i larghi ondosi campi,
Da’ quali appena si fuggì volando,
Come alata saetta, il leggier legno,
Ov’era la fanciulla: e fu repente
Preso quell’altro, ove legato io giacqui.
E ’1 duce allor di quelle genti infide
Pur in mia vece ivi rimase avvinto.

TORRISMONDO

Ma sai tu qual rifugio, o quale scampo,
Avesse il legno, il qual portò per l’onde,
Troppo infeliee, e troppo nobil preda?