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ATTO QUARTO | 103 |
MESSAGGIERO
Non mi ricordo.
FRONTONE
Io ridurrollo a mente,
E di quel che non sa, farollo accorto;
E ben so ch’ora il sa. Sovvienti, amico,
D’aver con quattro legni un legno preso,
Che del mar trapassava il dubbio varco,
Ed a’ lidi di Gotia, in Occidente
Conversi, rivolgea l’eccelsa poppa,
Avendo i Dani, e i lor Paesi a fronte?
Io fui preso in quel legno: or mi conosci?
MESSAGGIERO
Si cangia spesso la fortuna, e ’l tempo;
E spesso alta cagion di nostre colpe
Stata è l’avara, e la maligna sorte.
FRONTONE
Ma che facesti della nobil preda,
Della vergine dico?… è muto, o morto…
Non sai ch’abbiama il tuo fratel non lunge?
Egli parli in tua vece, o tu ragiona.
MESSAGGIERO
Delle cose passate il Fato accusa.
Fu quella colpa sua, ma nostro il merto,
Ch’alla vergine diè sì nobil padre.
TORRISMONDO
Oimè, ch’io tardi intendo, e troppo intendo,
E di conoscer troppo ancor pavento.
Ma ’l conoscer innanzi empio destino
È sollazzo nel male. Or tu racconta
Il ver, qualunque sia, ch’alta mercede
Suol ritrovare il ver, non che perdono.