Pagina:Tasso, Torquato - Il Re Torrismondo, Pisa, 1821.djvu/117

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ATTO QUINTO 113

Oggi vedrò contenta. Ahi! nostra mente,
Chi ti contenta, o chi t’appaga in terra?
Se non si può d’empio destin superbo
Mutar piangendo la severa legge,
Nè sua ragion ritorre a fera morte:
Lassa! non questa fronte esangue, e crespa,
O questa chioma, che più rara imbianca,
O gli omeri già curvi; e ’l piè tremante
Scemano il, mio piacer. Ma tu sol manchi,
O mio già Re, già sposo, a queste nozze,
O de figliuoli miei Signore, e padre.
Deh! se rimiri mai dal Ciel sereno
De’ tuoi diletti, e miei l’amato albergo,
E se ritorni a consolarmi in sonno,
Sii presente, se puoi. Rimira i figli,
O padre, e di famosa e chiara stirpe
Lieto l’onor ti faccia, amico spirto.


SCENA TERZA

ROSMONDA

Ancor mi vivo di mio stato incerta:
Ancor pavento, e spero, e bramo, e taccio,
E del parlar mi pento, e dell’ardire,
E poi del mio pentire io mi ripento.
Quel che sarà, non so; chè non governa
Queste cose mortali il voler nostro,
Ma ’l voler di colui, che tutto regge.
Però questo solenne, e lieto giorno
Visiterò devota i saeri altari,
Ed offrirò queste ghirlande al tempio
Di vergini viole, e d’altri fiori,