Pagina:Tasso, Torquato - Il Re Torrismondo, Pisa, 1821.djvu/151

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ATTO PRIMO 147
Ma sforzar non la voglio. Il buon Torindo

S’egli è di cor magnanimo, e gentile,
Farà ch’amor alla ragion dia loco.
Così la sposa tua, così l’amico,
Così l’onor non perderai.
Galeal.  L’onore
Seguita il ben oprar com’ombra il corpo;
Ed io, s’in ciò non lealmente adopro,
Privo non rimarrò?
Consigl.  L’onor riposto
È nelle opinioni, e nelle lingue;
Esterno ben, ch’in noi deriva altronde;
Nè mancamento occulto infamia reca,
Nè gloria vien d’alcun bel fatto ignoto.
Ma perchè coll’onore anco l’amico
Conservi, e strettamente a te l’unisca,
Darai d’Alvida in vece a lui Rosmonda,
Sorella tua, che, se l’età canuta
Può giudicar di femminil bellezza,
Viepiù d’Alvida è bella.
Galeal.  Amor non vuole
Cambio: nè trova ricompensa alcuna
Donna cara perduta.
Consigl.  Amor d’un core,
Per novello piacer, così si tragge,
Come d’asse si trae chiodo con chiodo.
Galeal. Ma che? se mia sorella è così schiva
Degli amori non sol, ma delle nozze,
Come mai fusse nell’antiche selve
Rigida Ninfa, o ne’ rinchiusi chiostri
Vergine sacra?
Consigl.  È casta ella, ma saggia
Non men, che casta; e della madre i preghi,
E i soavi conforti, e i dolci detti,
Ei tuoi consigli, e le preghiere oneste,
Soppor faranle al nuovo giogo il collo.
Galeal. O mio fedel, nel disperato caso
Quel consiglio, che sol dar si poteva,
Da te m’è dato; io seguirollo: e quando
Vano ei pur fia, per l’ultimo refugio
Ricovrerò nell’ampio sen di morte,
Ch’ad alcun non è chiuso, e tutti coglie
I faticosi abitator del mondo,
E li sopisce in sempiterno sonno.