Pagina:Tasso, Torquato - Il Re Torrismondo, Pisa, 1821.djvu/153

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ATTO PRIMO 149
T’invia salute, e questa carta insieme.

Galeal. La lettra è di credenza: Amico, esponi
La tua ambasciata.
Stranier.  Il mio Signor Torindo
Alle tue nozze viene: e ormai non solo
Dentro a’ confini del tuo regno è giunto;
Ma sì vicino l’hai, che pria ch’il Sole,
Ch’ora è nell’Orto, a Mezzogiorno arrivi,
Dentro al cerchio sarà di queste mura.
Ed ha voluto ch’io messaggio innanzi
Venga a dartene avviso, ed a pregarti
Che tu ’l voglia raccor senza solenne
Pubblica pompa, e senza quei comuni
Segni d’onor, che son tra Regi usati;
Perocch’al vostro amor foran soverchi
Tutti del core i testimonj esterni.
Ei teco usar non altramente intende
Di quel che già solea, quando in più verde
Età ne gisti per lo mondo erranti.
Galeal. Frettolosa venuta! oh come lieto
Del mio novello amico odo novella!
Sarà dunque ei qui tosto? Oimè! sospiro,
Perchè il piacer immenso, onde capace
Non è il mio cor, convien ch’in parte esali.
Coro La soverchia allegrezza, e ’l duol soverchio,
Venti contrarj alla vita serena,
Soffian dall’alma egualmente i sospiri,
E molti sono ancor nel core i fonti,
Onde il pianto deriva, il duol, la gioja,
La pietade, e lo sdegno; onde da questi
Esterni segni interiore affetto
Mal s’argomenta: ed or nel mìo Signore
L’infinito diletto affetto adopra,
Qual suole in altri adoperar la doglia.
Stranier. Signor, se con sì tenero, ed ardente
Affetto ami il mio Re, giurar ti posso
Ch’ei nell’amar ti corrisponde appieno.
Qual è di lui più fervido, ed acceso,
O qual più fido amico?
Galeal.  Oimè, che sento!
Come son dolci al cor le tue parole!
Stranier. Egli delle tue nuzze è lieto in modo,
Ch’ogni tua contentezza, in lui trasfusa