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ATTO PRIMO | 15 |
Che mostrò già nelle deserte arene,
Sai che la solitudine, e la notte
Sono sproni d’amore, ond’ei trascorra.
Ma lo splendor del Sole, il suon, la turba
Del palagio real, sovente apporta
Lieta vergogna, in aspettando un giorno,
Che per gioja maggior tanto ritarda.
E s’egli era in quel lido amante ardito,
Accusar non si dee, perch’or si mostri
Modesto sposo nell’antica reggia.
ALVIDA
Piaccia a Dio, che sia vero. Io pur frattanto
Poich’altro non mi lece, almen conforto
Dal rimirarlo prendo. Or vengo in parte,
Ov’egli star sovente ha per costume,
In queste adorne logge, o ’n questo campo
Ov’altri i suoi destrier sospinge, e frena,
Altri gli muove a salti, o volge in cerchio.
NUTRICE
Altra stanza, Regina, a voi conviensi,
Vergine ancor, non che fanciulla, o donna.
Ben ha camere ornate il vostro albergo,
Ove potrete accompagnata, o sola,
Spesso mirarlo dal balcon soprano.
SCENA SECONDA
NUTRICE
Non so ch’in terra sia tranquillo stato,
O pacitico sì, che nol perturbi
O speranza, o timore, o gioja, o doglia;
Nè grandezza sì ferma, o nel suo merto