Pagina:Tasso, Torquato - Il Re Torrismondo, Pisa, 1821.djvu/27

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ATTO PRIMO 23

Dell’inclita Suezia il Re possente,
Par che dentra arda tutto, e fuori avvampi
Di giusto sdegno incontra il fiero veglio,
Che di lui fatto avea l’aspro rifiuto.
Non però per divieto, o per repulsa,
O per ira, o per odio, o per contrasto,
Del primo amore intepidì pur dramma.
E ben è ver che negli umani ingegni,
E più ne’ più magnanimi e più alteri,
Per la difficoltà cresce il desio,
In guisa d’acqua, che rinchiusa ingorga,
O pur di fiamma in cavernoso monte,
Ch’aperto non ritrova uscendo il varco,
E di ruine il Ciel tonando ingombra.
Dunque ei fermato è di voler, mal grado
Del crudo padre, la pudica figlia,
E di piegar (comunque il Ciel si volga,
E sia fermo il destin, varia la sorte)
La donna, o di morir nell’alta impresa.
D’acquistarla per furto, o per rapina
Gli spiacque, e mille modi in sè volgendo
Ora d’accorgimento, ed or di forza,
Alfin gli altri rifiuta, e questo elegge.
Per un secreto suo fido messaggio,
E per lettere sue con forti preghi
Mi strinse a dimaudar la figlia al padre,
Ed avutala poi con sì bell’arte
La conducessi a lui, che n’era amante;
Nè Re saria di Re genero indegno.
Io, sebben conoscea che questo inganno
Irritati gli segni, e forse l’arme
Incontra me della Norvegia avrebbe,
Estimai ch’ove è scritto, ove s’intenda,