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24 IL TORRISMONDO

D’onorata amicizia il caro nome,
Quel che meno per sè parrebbe onesto,
Acquisti d’onestà quasi sembiante;
E se ragion mai violar si debbe,
Sol per l’amico violar si debbe:
Nell altre cose poi giustizia osserva.
Io posposi al piacer del caro amico
L’altrui pace, e la mia; tanto mi piacque
Divenir disleal per troppa fede.
Questo fisso tra me, non per messaggi,
Nè con quell’arti, che sovente usarsi
Soglion tra gli alti Regi in pace, o ’n guerra,
Del suocero tentai la stabil mente:
Ma gl’indugi troncai; rapido corsi
Del mio voler messaggio, e di me stesso.
Ei gradì la venuta, e le proposte;
E congiunse alla mia la real destra,
Ed a me diede, e ricevè la fede,
Ch’io di non osservar prefisso avea.
Ed io tolto congedo, e la mia donna
Posta sull’alte navi, anzi mia preda,
Spiegai le vele; e negli aperti campi
Per l’ondoso Ocean drizzando il corso,
Lasciava di Norvegia i porti e i lidi.
Noi lieti solcavamo il mar sonante,
Con cento acuti rostri il sen rompendo;
E la creduta sposa al fianco affissa,
M’invitava ad amar pensosa amando:
Ben in me stesso io mi raccolsi, e strinsi,
In guisa d’uomo, a cui d’intorno accampa
Dispietato nemico. Il tempo largo,
E l’ozio lungo e lento, e ’l loco angusto,
E gl’inviti d’amor, lusinghe, e sguardi,