Pagina:Tasso, Torquato - Il Re Torrismondo, Pisa, 1821.djvu/29

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ATTO PRIMO 25

Rossor, pallore, e parlar tronco, e breve,
Solo inteso da noi, con mille assalti
Vinsero alfin la combattuta fede.
Ahi! ben è ver, che risospinto Amore
Più fiero, e per repulsa, e per incontro
Ad assalir sen torna; e legge antica
È che nessuno amato amar perdoni.
Ma sedea la ragion al suo governo,
Ancor frenando ogni desio rubello,
Quando il sereno Cielo a noi refulse,
E folgoràr da quattro parti i lampi;
E la crudel fortuna, e ’l fato avverso,
Con Amor congiurati, e l’empie stelle
Mosser gran vento e procelloso a cerchio,
Perturbator del cielo e della terra;
E del mar víolento empio tiranno;
Che quanto a caso incontra, intorno avvolge,
Gira, contorce, svelle, innalza, e porta,
E poi sommerge; e ci turbaro il corso
Gli altri fremendo, ed Aquilone, ed Austro,
Quinci soffiaro impetuosi, e quindi
E Zefiro con Euro urtossi in giostra;
E diventò di nembi, e di procelle
Il mar turbato un periglioso campo.
Cinta l’aria di nubi, intorno intorno
Una improvvisa nacque orribil notte,
Che quasi parve un spaventoso inferno,
Sol da’ baleni avendo il lume incerto.
E s’innalzaro al ciel bianchi e spumanti
Mille gran monti di volubil onda,
Ed altrettante in mezzo al mar profondo
Voragini s’aprir, valli, e caverne,
E tra l’acque apparir foreste e selve,