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26 IL TORRISMONDO

Orribilmente e tenebrosi abissi.
Ed apparver notando i fieri mostri
Con varie forme, e ’l numeroso armento
Terrore accrebbe; e ’n tempestosa pioggia
Pur si disciolse alfin l’oscuro nembo;
E per l’ampio Ocean portò disperse
Le combattute navi il fiero turbo.
E parte ne percosse a’ duri scogli,
Parte alle navi smisurate, e sovra
Il mar sorgente in più terribil forma,
Talchè schiere parean, con arme ed aste;
E ’n minacciose rupi, o ’n ciechi sassi,
Che son de’ vivi ancor fiero sepolcro;
Parte alle basi di montagne alpestri,
Sempre canute, ove risuona, e mugge,
Mentre percuote l’un coll’altro flutto,
E ’l frange, e ’mbianca, e come tuon rimbomba,
E di spavento i naviganti ingombra;
Parte inghiottinne ancor l’empia Cariddi,
Che l’onde, e i legni interi assorbe, e mesce.
Son rari i notatori in vasto gorgo,
Ma col flutto maggior nubilo spirto
Il nostro batte, e ’l risospinge a forza;
Sicch’a gran pena il buon nocchiero accorto
Lui salvò, sè ritrasse, e noi raccolse
D’un altissimo monte a’ curvi fianchi,
Dove mastra natura in guisa d’elmo
Forma scolpito a meraviglia un porto,
Che tutti scaccia i venti, e le tempeste,
Ma pur di sangue è crudelmente asperso,
Fiero principio, e fin d’acerba guerra.
Qui ricovrammo sbigottiti e mesti,
Ponendo il piè nel solitario lido.