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28 IL TORRISMONDO

Tanti merti, tante opre, e tante prove,
Che fatte egli ha d’inviolabil fede.
Misero me! tra i duri artigli, e i morsi
D’impura coscienza, e di dolore,
Gli amorosi martirj han loco, e parte;
E di lasciarla male amata donna,
Che lasciar converria, così m’incresce,
Che di lasciar la vita insieme io penso.
Questo il più facil modo, e questa sembra
La più spedita via d’uscir d’impaccio.
E poichè ’l duro, inestricabil nodo,
Onde Amore e Fortuna or m’hanno involto,
Scioglier più non si può, s’incida, e spezzi.
Ch’avrei questo conforto almen partendo
Da questa luce, a me turbata e fosca,
Ch’io medesmo la pena, e la vendetta
Farei del caro amico, e di me stesso;
L’onta sua rimovendo, e la mia colpa,
Se rimover si può commesso fallo;
Giusto in me, benchè tardi, e per lui forte.

CONSIGLIERO

Signor, tanto ogni mal più grave è sempre,
Quanto è in più nobil parte, e dal soggetto
Diversa qualità prende l’offesa.
E quinci avvien che sembra un leggier colpo
Nelle spalle sovente, e nelle braccia,
E nell’altre robuste e forti membra,
Quel ch’agli occhi saria gravoso, e certa
E dogliosa cagion d’acerba morte.
E però questo error, che posto in libra
Per sè non fora di soverchio pondo,
E saria forse lieve in uom del volgo,
Ed in quelle amicizie al mondo usate,