Pagina:Tasso, Torquato - Il Re Torrismondo, Pisa, 1821.djvu/53

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ATTO SECONDO 49

Ma dove mi trasporti a viva forza,
Memoria innamorata?
Sostien ch’io torni, ove il dover è mi spinge.
S’a me diede allegrezza, e fece onore
Il bene amato mio Signor diletto,
Io spesso ancor gli agevolai gli affanni.
E quanto in me adoprava il buon consiglio,
Tanto in lui (sio non erro) il mio conforto.
E ’l vestir seco d’un color conforme
Tutti i pensieri, e col portare insieme
Tutto quel, ch’è più grave, e più nojoso
Nel corso della vita; e mentre intento
Era a stringere il freno, a rallentarlo
A’ Goti vincitori, a muover l’ arme,
Ad infiammare, ad ammorzar gl’incendj
Di civil Marte, o pur d’estrania guerra
Sovra me tutto riposar gli piacque
Il domestico peso; e seco un tempo
Questa vita mortal, se non felice,
(Chè felice non è stato mortale)
Pur lieta almeno, e fortunata i’vissi,
E sventurata sol, perch’un sol giorno
Non fu l’estremo ad ambo, e non rinchiuse
Queste mie stanche membra in quella tomba,
Ov’egli i nostri amori, e ’l mio diletto
Sen portò seco, e se gli tien sepolti.
Oh! pur simil compagno, e vita eguale
A te sia destinato: e tal sarebbe
Per quel, che di lui stimi, il Re Germondo.
Tu, s’avvien, ch’egli a te s’inchini, e pieghi,
Schiva non ti mostrar di tale amante.

ROSMONDA

Sebben di noi, che siamo in verde etate,