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48 IL TORRISMONDO

Cara la salma, e dilettoso il giogo.
Deh! chi mai vide scompagnato il bue,
Solo traendo il già comune incarco,
Stanco segnar gemendo i lunghi solchi?
Cosa più strana a rimirar mi sembra,
Che donna scompagnata or segni indarne
Della felice vita i dolci campi:
E ben l’insegna, a chi riguarda il vero,
L’esperienza, al bene oprar maestra.
Perchè l’alto Signore, a cui mi scelse
Compagna il Cielo, e ’l suo col mio volere,
In guisa m’ajutò, mentr’egli visse,
A sopportar ciò, che natura, o ’l caso
Suole apportar di grave e di molesto,
Ch’alleggiata ne fui; nè sentii poscia
Cosa, onde soffra l’alma il duol soverchio.
Ma poichè marte ci disgiunse, ahi! morte
Per me sempre onorata, e sempre acerba!
Sola rimasa, e sotto iniqua salma,
Di cadendo mancar tra via pavento.
Ed a gran pena dagli affanni oppressa
Per l’estreme giornate di mia vita,
Trar posso questo vecchio e debil fianco.
Lassa! nè torno a ricalcar giammai
Lo sconsolato mio vedovo letto,
Ch’io nol bagni di lagrime notturne;
Rimembrando fra rhe, ch’un tempo impressi
Io solea rimirar cari vestigj
Del mio Signore, e ch’ei porgea ricetto
A’ piaceri, a’ riposi, al dolce sonno,
A’ soavi sussurri, a baci, a’ detti,
Secretario fedel di fido amore,
Di secreti pensier, d’alti consigli.