Pagina:Tasso, Torquato - Il Re Torrismondo, Pisa, 1821.djvu/51

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ATTO SECONDO 47

ROSMONDA

Tolga Iddio, che per me sospiri, o pianga,
Od ami alcuno, o mostri amare.

REGINA

Adunque
A te non saria caro, o cara figlia,
Che Re sì degno, e sì possente in guerra
Sospirasse per te di casto amore;
In guisa tal, ch’incoronar le chiome
A te bramasse, e la serena fronte
D’altra maggior corona, e d’aureo manto,
E farti (ascolti il Cielo i nostri preghi)
Di magnanime genti alta Reina?

ROSMONDA

Madre, io nol vo’ negar: nell’alta mente
Questo pensier è già riposto e fisso,
Di viver vita solitaria e sciolta
In casta libertade; e ’l caro pregio
Di mia verginità serbarmi integro
Più stimo, ch’acquistar corone e scettri.

REGINA

E’ ben si par, che, giovinetta donna,
Quanto sia grave e faticoso il pondo
Della vita mortale, appena intendi.
La nostra umanitade è quasi un giogo
Gravoso, che Natura e ’l Cielo impone,
A cui la donna, o l’uom disgiunto e scevro
Per sostegno non basta, e l’ uom s’appoggia
Nell’altro, dove stringe insieme Amore
Marito, e moglie di voler concorde,
Compartendo fra lor gli officj e l’opre.
E l’un vita dall’altro allor riceve,
Quasi egualmente, e fan leggiero il peso,