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64 IL TORRISMONDO

Ch’è d’altrui vincitor, da lei sol vinto.
Voi mi date ad Alvida; e ’nsieme Alvida
A me date voi solo. È vostro dono
Il mio sì lieto amore, e la mia vita;
Ch’io per voi sono or vivo, e sono amante,
E sarò sposo. E s’ella ancor diviene
Per voi mia donna, e sposa a’ vostri preghi,
Raccolto amore, ov’accogliea disdegno,
Qual fia dono maggior? corone e scettri
Assai men pregio, o pur trionfi e palme.

TORRISMONDO

Anzi io pur vostro sono. E me donando,
E lei, che mia si crede, in parte adempio
Il mio dover: ma non fornisco il dono,
Che me d’obbligo tragga, e voi d’impaccio.
Sì darvi potessi io di nobil donna
Il disdegnoso cor (ch’a me riserba)
Come farò ch’il mio veggiate aperto!
Perchè vane non sian tante promesse,
Per me la bella Alvida ami Germondo,
Ami Germondo me. S’aspetta indarno
Da me vendetta pur d’oltraggio e d’onta.
Vendicatela voi, ch’ardire e forza
Ben avete per farlo.

GERMONDO

I vostri oltraggi
Son pronto a vendicar. Dal freddo carro
Muover prima vedrem Vulturno, ed Austro,
E spirar Borea dall’ardenti arene,
E ’l Sol farà l’occaso in Oriente,
E sorgerà dalla famosa Calpe,
E dall’altra sublime alta colonna,
Ed illustrar d’Atlante il primo raggio