Pagina:Tasso, Torquato - Il Re Torrismondo, Pisa, 1821.djvu/67

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ATTO TERZO 63

Potrò l’alma piegar d’un Re feroce,
Ch’altrove forse è volta, e vuoti i voti
Della mia vera madre alfin saranno;
Alla cui tomba io lagrimai sovente,
Cercando di pietà lodi non false?
Ahi! non sia vero. Io rendo alfine, io rendo
Quel, ch’alfin mi prestò la sorte, e il fato:
L’ho goduta gran tempo. Altera vissi
Vergine, e fortunata, ed or vivrommi
Di mia sorte contenta in verde chiostro.
Altri, se più convienle, altri si prenda
Questo tuo don, Fortuna; e tu ’l dispensa
Altrui, come ti piace, o com’è giusto.


SCENA TERZA

TORRISMONDO, GERMONDO

TORRISMONDO

Le nemicizie de’ mortali in terra
Esser dovrian mortali, ed aver fine;
Ma l’amicizie, eterne. Or siano estinte
Co’ valorosi, che morendo in guerra
Tinsero già la terra, e tinser l’onda
Tre volte e quattro di sanguigno smalto,
L’ire e gli sdegni tutti. E qui cominci,
O pur si stabilisca, e si rintegri
La pace, e l’union di questi regni.

GERMONDO

Già voi foste di me la miglior parte,
Or nulla parte è mia, ma tutto è vostro,
O tutto fia: se pur non prende a scherno
Vera amicizia, quanto amore agogna,