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84 IL TORRISMONDO

E dell’amata donna, e del suo sdegno,
Del suo breve parlar, lungo silenzio,
E breve vista dopo lunghi affanni.
Così peso di scettro, e di corona
Fa l’uom più grave, e con turbata fronte
Spesso l’inchina, e di pensier l’ingombra;
Solo Amor non invecchia, o tardi invecchia.
A me spettato, o posseduto regno,
O fatto danno, o minacciata guerra,
Tanto da sospirar giammai non porge,
Ch’Amor non tragga al tormentoso fianco
Altri mille sospiri. Oh liete giostre,
Oh cari pregi miei, corone, ed arme!
Oh vittorie, oh fatiche, oh passi sparsi,
Al pensier non portate ora tranquilla
Senza la donna mia! Saggi consigli,
Altre paci, altre nozze, ed altri modi
Di vero amore, e d’amicizia aggiunte,
Lodo ben io. Ma per unirci insieme,
Sorella, a me non manca Stato, od auro.
Ma faccia Torrismondo. A lui commesso
Ho ’l governo dell’alma, ed egli il regga.


SCENA TERZA

ROSMONDA, TORRISMONDO

ROSMONDA

È semplice parlar quel che discopre
La verità. Però narrando il vero,
Con lungo giro di parole adorne
Or non m’avvolgo. O Re, son vostra serva;
E vostra serva nacqui, e vissi in fasce.