Pagina:Tasso, Torquato - Il Re Torrismondo, Pisa, 1821.djvu/97

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ATTO QUARTO 93

Quasi mi si rapisce, e mi s’invola
Una sorella, e d’esser mia ricusa:
E l’altra, oimè! non trovo, e non racquisto,
E non ristoro e ricompenso il danno.
El cambio manca; ove mancò la fede,
Acciocch'offrir non possa al Re Germondo
Cosa degna di lui, ma vana in tutto
Sia come l’impromessa. Altro consiglio
Sorella per sorella, o sorte iniqua,
Già supponesti nella culla, e ’n fasce;
Ed or me la ritogli anzi la tomba,
E l’altra non mi rendi. O speco, o selve,
In cui già la nutrìr leggiadre Ninfe,
O della terra algente orridi monti,
O gioghi alpestri, o tenebrose valli,
Ove s’asconde? o ’n qual deserta piaggia,
In qual isola tua solinga ed erma,
O gran padre Ocean, nel vasto grembo
Tu la circondi? andrò pur anco errando,
Andrò solcando il mare, andrò cercando
Non la perduta fede, e chi l’insegna,
Ma come possa almen coprire il fallo?

CORO

Ecco, Signore, a voi già viene il Saggio,
A cui sol fra’ mortali è noto il vero,
Da caligini occulto, e da tenebre.

TORRISMONDO

O Saggio, tu che sai (pensando a tutto
Quel che s’insegna al mondo, o si dimostra)
I secreti del Cielo, e della terra,
Dimmi, se mia sorella è in questo regno.

INDOVINO

Ahi, ahi! quanto è ’l saper dannoso, e grave,