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98 la secchia rapita


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     Offuscò il cielo, ai rai del sol fe’ scorno
il grandinar de le saette sparte.
Chi si ricorda aver veduto, il giorno
del protettor de la cittá di Marte,
da l’alta mole d’Adriano intorno
cader nembi di razzi in ogni parte,
pensi che fosse ancor piú denso il velo
de la pioggia ch’allor cadde dal cielo.
4
     Al frangersi de l’aste, al gran fracasso
de rincontro de l’armi e de’ cavalli,
sembran tutte cader le selve a basso
svelte da l’Alpi, e risonar le valli.
Piú non appar da lato alcuno il passo,
fuggono le distanze e gl’intervalli;
e son giá i prati e le campagne amene
di morte e di terror tutte ripiene.
5
     Or preme e incalza, or torna indietro il piede
questa ordinanza e quella; e dove inchina
una schiera, talor l’altra succede,
e ripara in altrui la sua ruina,
indi torna la prima e l’altra cede,
come parte e ritorna onda marina.
Van quinci e quindi i capitani accorti,
spingendo i vili e rinfrancando i forti.
6
     — Ah, dicea Salinguerra, uomini vani
che gite armati sol per ornamento,
ove sono le spade, ove le mani,
ove il cor generoso e l’ardimento?
Se vi fanno tremar questi villani
rozzi, senz’armi e senza esperimento,
come potrò sperar ch’oggi vi mova
desio di fama a piú lodata prova?