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canto ottavo | 143 |
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Vien poi Monselce, incontra l’armi e i sacchi
securo giá per frode e per battaglia,
sotto la signoria d’Alviero Zacchi,
e ’l popol di Casale e di Roncaglia.
Ha l’insegna costui dipinta a scacchi
azzurri e bianchi: e Gorgo e Bertepaglia
e Corneggiana e Montericco ha drieto
e Carrara e Collalta e Carpineto.
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Il nono duce Ugon di Santuliana
de le vicine ville avea la cura;
Terranegra conduce e Brusegana,
dove Antenore fe’ le prime mura,
Villafranca, Mortise e Candiana,
San Gregorio, Sant’Orsola e Cartura,
le Tombelle, Noventa e Villatora,
ed altre terre che Soriano allora:
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e de’ vassalli suoi non poca parte,
ché Pernumia e Terralba ei signoreggia,
e ’l bel colle d’Arquá poco in disparte,
che quinci il monte e quindi il pian vagheggia;
dove giace colui, ne le cui carte
l’alma fronda del sol lieta verdeggia;
e dove la sua gatta in secca spoglia
guarda dai topi ancor la dotta soglia.
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A questa Apollo giá fe’ privilegi
che rimanesse incontro al tempo intatta,
e che la fama sua con vari fregi
eterna fosse in mille carmi fatta:
onde i sepolcri de’ superbi regi
vince di gloria un’insepolta gatta.
Ugon su l’armi e ne la sopraveste
un pardo d’oro e ’l campo avea celeste.