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174 | la secchia rapita |
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Giunser del fiume in su la destra sponda,
dove molti guerrier facean soggiorno;
che, subito che ’l nano uscí de l’onda,
gli furon tutti a interrogarlo intorno.
Egli che lingua avea pronta e faconda,
fermando il piede: — A voi, disse, ritorno
per soddisfare a la comune voglia:
state or a udir; né alcun di me si doglia.
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Poi che de la cittá cacciati fôro
gli Aigoni dal furor de’ ghibellini,
e ’l conte di Vallestra capo loro
uscí con gli altri anch’ei fuor de’ confini,
trovò per arte magica un tesoro,
e fe’ ne’ monti al suo castel vicini
una grotta incantata, ove gran parte
del tempo stassi esercitando l’arte.
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Quivi un figliol di tenerella etate
ch’unico egli ha, detto Melindo, e’ tiene;
le cui maniere nobili e lodate
destan nel vecchio padre amor e spene.
Questi, uditi i costumi e la beltate
e ’l valor che mostrò su queste arene
una donzella in questo proprio loco,
arse per lei d’inestinguibil foco:
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e con prieghi e sospir dal padre ottenne
di comparire a far qui di sé mostra;
onde su l’isoletta in campo venne
armato a mantener la bella giostra.
Ma il timoroso vecchio, a cui sovvenne
l’etá ineguale a la possanza vostra,
fece un incanto ch’esser perditore
per forza non potea né per valore.