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256 la secchia rapita


e per conseguenza «poco dianzi». Il Petrarca disse «pur dianzi», che fu quasi il medesimo.

S. 8, v. 8: Con certe buone coltellate levò l’insolenza a un cocchiero di Roma, che è una dell’eroiche azioni che si possano contare in quella corte, dove l’insolenza de’ cocchieri, de’ birri, de’ barilari e de’ carrattieri non può esser rappresentata con alcun superlativo.

S. 14, v. 7: I visi che i pittori cavano dal naturale dilettano sempre piú che gl’imaginati.

S. 17, v. 1: Alcuni s’hanno creduto che il poeta fingendo di burlare dica da dovero.

S. 20, v. 1: Inventa tutti i mezzi che possano animare un cuor vile.

S. 22, v. 5: Questo buon medico usa il rimedio che si suole usare con gli cavalli barberi che corrono al palio; i quali, per animarli maggiormente acciò che non abbiano da correre con timiditá, si sogliono abbeverar di buon vino. Gli spiriti riscaldati dal calor del vino non istimano i pericoli o non gli conoscono.

S. 26, v. 1: Qui il conte poeteggia assai meglio che non fece nell’altro canto, quando non avea bevuto: perciò che qui poeteggia commosso da furor di vino, e lá compone di suo natural talento. Ennio, Orazio e Torquato Tasso non sapeano comporre, se prima non avevano ben bevuto: e ’l Tasso in particulare soleva dire che la malvagia sola era quella che lo faceva comporre perfettamente.

S. 32, v. 1: A’ veri paladini della poltroneria non bastano i rimorsi dell’onore, né la vergogna, né i rinfacciamenti degli amici, né l’ingiurie de’nemici, né l’esortazioni de’confidenti, né gli stimoli della dama, né il calore del vino; che finalmente vogliono anch’essere accompagnati da cinquanta difensori.

S. 34, v. 8: Questa è la salmeria del conte portatagli dietro in campo da un suo padrino parziale.

S. 41, v. 1: Nol poteva spedire a persona piú informata né piú diligente di me.

S. 41, v. 5: Intende del cavalier Cassiano del Pozzo, del principe Federico Cesi e del signor don Virginio Cesarini, famosi ingegni della loro etá, come altri ancora ne fanno fede.

S. 41, v. 8: Il poeta ha mutato marchese, perché il primo per comparire in scena aveva promessi certi guanti d’ambra, che poi per esser cosa odorosa andarono in fumo. E realmente il luogo meritava d’essere occupato da un altro ingegno mirabile,