Oh, quanto meglio assai fòra per voi,
potentati d’Italia, a pôr da banda
Spagna e sua protezion con gli onor suoi!
La canaglia che adesso vi comanda
fu vostra serva, ed è gente villana,
usa a ber l’acqua e a masticar la ghianda.
Che sinistro pensier, che voglia strana
vi viene nel cervel, che star vogliate
sotto l’ombra di gente oltramontana.
D’esser italïan vi vergognate,
oppur avete ambizione o gusto
in impegnar la vostra libertate?
Oh! mi direte che l’ispano augusto
vi dá denari, e gli siete obbligati
per ambizion, per debito e per gusto.
Son promesse i denar: non son pagati,
e, se pur ve ne dàn per tal rispetto,
son di quei che in Italia hanno rubati.
Che spagnuoli! Alle forche! Oh, benedetto
sia il duca Alfonso morto di Ferrara,
che la loro amicizia ebbe in dispetto!
Che Tosoni? che pecore? che becchi?
In malora! al bordello! Ognun si guardi
e nel duca di Modana si specchi.
Vuol il governator che gli stendardi,
per tôrre al duca l’onor trionfale,
sian posti in Castiglione, e che si guardi,
ché gli addobbi di camere e di sale,
i velluti e damaschi e gli ormesini
de’ lucchesi l’han fatto parzïale.
Che bel gusto averanno i fiorentini,
sentendosi alle crustole d’ogni ora
un presidio di Spagna in sui confini.
Correte mo! Che badate, in malora?
Su, fatevi spagnuoli! Che sia ucciso
chi lor vuol ben, squartato, e chi li onora.