Pagina:Tassoni, Alessandro – Prose politiche e morali, 1930 – BEIC 1938357.djvu/10

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IL PRIMO DIALOGO

Valentino. Dove dunque avete questo cosí sicuro ricorso?

Sasso. Alla vera intelligenza del senso di questo passo: percioché non è da credere ch’uomo di tanto ingegno ponesse nell’inferno, nel cerchio de’ tiranni, il magno Alessandro, contra l’autoritá di tanti scrittori illustri, che non pure per ottimo re, ma per eroe l’hanno descritto.

Valentino. Io teneva per regola ferma che, proferendosi in ambiguo un nome, il quale a molti individui della stessa specie possa adattarsi, sempre del piú degno s’abbia ad intendere?

Sasso. Senza dubbio, è vera la regola che mi dite, ma in questo caso il nome d’Alessandro non è proferito in ambiguo. Percioché, sendovi cinque Alessandri sopra gli altri famosi, due in armi, il macedone e l’epirota; uno per l’imperio de’ romani, cioè il figliuolo di Mammea; uno nella filosofia che fu l’Anfrodiseo, et il quinto Alessandro fereo che viene addotto per esempio di mostruosa tirannide1, a me pare che le parole del vostro Dante s’abbiano ad intendere secondo la materia soggetta di tirannia, e adattarsi al Fereo, il quale, quando ben anche, o tutti, o alcuni degli altri fossero stati tiranni, era in ogni modo egli il piú famoso in quell’atto; onde parimente, secondo la regola vostra, non si poteva d’altri che di lui intendere in questi versi. Oltre che lo troviamo messo in compagnia di Dionisio, tiranno di Siracusa, secondo che dal Petrarca nel trionfo d’Amore fu parimente messo:

Quei due pien di paura e di sospetto,
l’uno è Dionisio e quell’altro è Alessandro,
ma quel del suo temere ha degno effetto.

Dove ancora è da notare la similitudine, ch’è tra questo passo e il nostro, percioché ivi parimente non vuole il Petrarca che del piú degno Alessandro assolutamente s’intenda, ma di quello che fu piú degli altri famoso nella soggetta materia

d’amore: che ne dite voi, signor Francesco?

  1. Leggi Plutarco nella vita di Pelopida