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Pagina:Teatro in versi (Giacosa) I.djvu/43
- Se il labbro non promette più che il braccio mantenga.
- Renato
- Non ti dolga, Fombrone, s’io biasimo le sue mende;
- Amo in lui la prodezza, ma l’orgoglio m’offende.
- Fernando
- Rispetto in voi l’antico coraggio e il nome antico,
- E del mio buon signore il più fidato amico;
- Ma portare dimessa la fronte io mai non soglio,
- È fra le mie virtudi, prima virtù, l’orgoglio.
- Renato
- Che sai tu della vita, fanciul, chi te l’apprese?
- Perchè la guancia hai bella e le pupille accese,
- Perchè il vigor degli anni ai perigli t’indura,
- Perchè tutta al tuo sguardo sorride la natura,
- Perchè fissando intrepido il destin che s’avanza,
- Senti un nervo nel braccio, nel cuore una speranza,
- Perchè non ha che stelle la tua notte serena.
- Perchè se il labbro ha sete sempre la coppa hai piena,
- Perfin contro il futuro spingi il folle ardimento?
- E gridi alla tua sorte: Io voglio e non pavento?
- Ma non lo sai, fanciullo, non te l’han detto ancora
- Che assai lungo è il cammino, che la vita è di un’ora?