Pagina:Tebaldo e Isolina.djvu/42

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Tal quella prima volta che l’intesi,

seguita sempre il suono dell’arpa
E che di lei m’accesi, era l’incanto...
Ma allora era felice — or trista, e sola
Forse a me pensa, e il suo dolor consola.
       Caro suono lusinghier,
       Dolce ognor mi scendi al cor;
       Tu richiami al mio pensier
       I piacer d’un casto amor...
       Quel bel dì, che ci rapì
       Di sua pura voluttà...
       Dove andò, mio ben, quel di!
       Ah! mai più ritornerà. par.


SCENA XII.

Ermanno, Isolina, Cavalieri, Guardie.


„ Erm. Ah! quel Boemondo? — Il mio furor

„ Is. Perdona
La sua ferocia alle sciagure, al padre
Di chi due volte ti salvò la vita.
Erm. Ei svenò mio fratello.
Is. E il tuo fratello
Gli trucidò la sposa, e in lui rivolse
La taccia vil dell’assassinio infame
Gli fè perir la figlia... Ei pur di fame.
Opra de’ suoi furori
Dovea perir.
Erm. Che orrori!
Is. Generoso è il tuo core: a due famiglie
La pace omai ridoni! con fervore
Erm. Come!
Is.   Se tu perdoni...
Erm. severo   E sperar puoi?...