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Pagina:Tempesta.djvu/138

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122 la tempesta

Arco e la messaggera, vuole che per un poco
tu lasci quei soggiorni e venga in questo loco
stesso, su questa erbosa radura a prender parte
con sua Grazia Sovrana alle prove dell'arte.
Con gran battito d'ale volano i suoi pavoni:
Vieni a inchinarla, o Cerere, ricca di tutti i doni.

                                Cerere.
Salute, o messo multicolore, che non hai
alla sposa di Giove disobbedito mai,
che con l'ali ranciate versi sopra i miei fiori
benefici acquazzoni, di bene apportatori,
e con l'azzurre punte del grande arco circondi
le mie terre boscose e i pascoli fecondi;
dell'orgogliosa terra, ricca ciarpa, perchè
la Regina, fra questo verde, ti manda a me?

                                   Iris.
Un contratto di vero amor per celebrare
e di qualche ricchezza largamente dotare
una coppia di amanti beati.

                                Cerere.
                                                   Dimmi, allora,
o grande arco del cielo, se mai la tua signora
seguono, a farle omaggio, Venere con suo figlio.
Dal giorno in cui per loro tenebroso consiglio
mia figlia si ritrasse nel regno inesplorato
di Dite, l'amicizia ho per sempre lasciato
della madre e del cieco fanciullo scandaloso.