Pagina:Tempesta.djvu/155

Da Wikisource.


Atto quinto, Scena unica 139


Prospero.


             Ed il mio lo diverrà.
Tu che sei di sola aria, commosso
fosti ai loro tormenti ed io che sono
di una stessa natura e che ogni loro
dolore sento acutamente, forse
più mite non debbo essere? Se bene
i lor grandi misfatti abbian colpito
il mio cuore, però contro la mia
collera una più nobile ragione
combatte: è la virtù più grande della
vendetta e poichè tutti or son pentiti
non un passo più oltre il mio disegno
avanzerà. Vola, Ariele, e rendi
libero ognuno: io romperò l'incanto,
renderò i sensi a tutti sì che ognuno
ritroverà se stesso.

Ariel.


                              Io vo, signore,
a rintracciarli.

Prospero.


               O voi elfi dei colli173-1
e dei ruscelli e degli stagni e delle
caverne, e voi che sulle sabbie senza
lasciare impronta trascorrete dietro
Nettuno quando si ritira e innanzi