Vai al contenuto

Pagina:Teoli - Teatro Historico di Velletri.djvu/151

Da Wikisource.

come per Custodia. Se bene alcuni per le medesime parole del Poeta, pensano ch'avanti al Palazzo d'Augusto non la Corona Civica, ma le proprie piante di Lauro piantate fossero, Eadem verò specie Civicam eam fuisse crediderim, quam Augusti Foribus affixam, Ovidius ait; quamvis nonnulli Arbores ipsas satas putent, quia ita scriptum à Poeta sit; Postibus, etc.

Confermasi quest'ultima sentenza per quello che scrive Dione, il quale registra, che frà gli altri honori, che furono fatti dal Popolo Romano al nostro Ottaviano, quando orò in Senato per la rinuncia del Governo, e per la divisione delle Provincie alla cura de' principali Cittadini Romani, fù decretato, che avanti al suo Palazzo si piantassero li Lauri. Recitarò le sue parole, Cæsari, cum Orationem de eiurando Regno, ac dividendis Provinciis habuisset, multi erant honores delati, nempè ut antè ipsius Domum il Palatio Lauri penerentur. Diciamo dunque raggionevolmente che li nostri antichi Velletrani non Pini, ò Cipressi, ma Lauri alzassero per parte dell'Impresa della Città. Il Lauro fù ne' passati di tanta stima, che Empedocle (riferisce Pierio1) s'havesse havuto à fare trasmigratione in altra specie, sicome non haverebbe scelto trà gli animali, che il Leone, cosi trà le piante non haverebbe eletto, che il Lauro. Lauro dico, ch'è Presaggio d'Imperio, Impresa de Trionfanti, e segno di Vittoria, come si sperimentò in Alessandro Severo Imperatore, nella di cui Casa un Lauro piccolo trà lo spatio d'un'Anno, crebbe tanto, che superò un Persico di molti Anni, presaggio, ch'egli doveva superare, e vincere li Persi, come fece; e perciò, se bene era dedicato ad Apollo, si portava, e metteva avanti à Giove, dice Plinio, Ex his in Gremio Iovis Optimi Maximis deponitur, quoties lætitiam nova victoria attulit. Scaccia i Veleni; quindi Esculapio si coronava anticamente di Lauro. E simbolo della fatiga virtuosa per l'amarezza delle sue foglie. Non è percossa dal Fulmine, se non con infausto presaggio, e cattivo augurio di qualche futura calamità grave; e perciò Tiberio Cesare, mentre tonava, si coronava di Lauro, cosi scrive il Rovellio, Laurus Fulmine non teritur, nisi futuræ calamitatis prodigio, ideo Tiberius

  1. Pierio Valeriano (1477 - 1558), umanista e teologo, autore dell'opera Hieroglyphica, sive de sacris Aegyptiorum aliarumque gentium litteris commentariorum libri LVIII, in ben 60 libri, al cui 50° libro fa riferimento l'Autore.