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principio del governo doppo la morte del Padre. In questa occasione si riunì il diviso Regno d'Italia. Crano per riverenza del vecchio Padre fù detto Giano Iuniore, di cui intese quell'Autore, che disse Ianum fuisse filium Noe, che doppo l'Impero di molti Anni, hebbe per soccessore Aurunco (altri dicono) Aurunno suo figlio; fù nell'Anno MMM.CC.LX. del Mondo. Questo diede il nome ad una famosa Colonia nel Latio: & havendo regnato anni XLIII gli succedè Moloc Tagete, & à lui doppo XLII. anni di Regno, seguì il suo figlio Sicano. Non sò determinatamente, s'al tempo di quello, che governò Anni XXX. ò pure al tempo di Enachio, ch'altretanti stette nel Regno, per loro impotenza, ò dapocagine, suscitarono quei Giganti, che crudelmente travagliarono la nostra Italia, onde al pensiero del Bardi, fondato nell'autorità di Orosio Lib. I. Cap. 7. furono forzati gl'Italiani oppressi dalle crudeltà, che dà Giganti à loro si facevano, chiamare in aiuto Osiride, da Andrea Angelo stimato figliolo del nostro Saturno, Sabatius genuit Osiris Principem Ægipti. Da Diodoro in più luoghi, Giove giusto chiamato; da altri detto Apis, così dice Strabone, Memphis Ægiptiorum Regia Apidis Templum habet, qui idem est, quod Osiris, da cui l'Italia per un tempo fu detta Apennina. Era di tanta stima questo nome Apis, appresso i Greci, che per quanto narra il Boccaccio, vi era di pena la testa à qualunque lo nominava. Questo debellato i Tiranni, sedati i rumori, e posto in pacifico stato il Regno, lo governò diec'Anni, e nel suo tempo terminò affatto, e s'estinse l'ultima scintilla del Secol d'Oro; quale pretendesi rinovato (come piace al Samoteo) nel tempo del nostro Augusto Ottaviano, Innovato est Aureum Sæculum tempore Octaviani Augusti, quando cæpit Monarchia Romanorum. Se ne ritornò Osiride in Egitto; ma prima della partenza lasciato haveva il Regno d'Italia à Lestrigone figlio di Nettuno suo fratello; e questo fù ne gl'Anni del Mondo MMM. CD. LIII.. Ed egli da Trifone a tradimento fù miserabilmente ucciso, et in più parti diviso, Osiridem Ægipto iustè regnantem (dice Diodoro) à Triphone fratre impio, atque nefario interemptum, quem ille in sex et viginti