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Sacriporto Città, o Castello vicino à Segni; forse delle sue rovine se n'è fabricato Gavignano, dove come narra Orosio, Silla, e Mario il giovene figliolo del Console crudelissimi nemici fecero sanguinosa battaglia, e vi morirono de' Mariani 25.mila Soldati, Silla etiam, et Marii adolscentis maximum tunc prælium apud Sacriportum fuit, in quo de Exercitu Marii cæsa sunt viginti quinque milia. E Lucano Poeta disse:
Iam quot apum Sacri eccidere cadavera portum.
Sàtrico fù Piazza d'Armi de gl'Antiati, fù presa da Furio Camillo, essendo la quarta volta Dittatore, fù poi abbruggiata da Latini per sdegno contro detti Antiati, che non volsero esser con loro uniti à far guerra contro Romani, tutta la Città restò disfatta, eccettuato il Tempio della Dea Matuta1. Fù risarcita da Volsci nel Cons. C.V. ma da Romani, essendo Consoli Marco Valerio Corvino, et Gneo Petilio. Fù di nuovo abbruggiata, restandovi pure in piedi il suddetto Tempio; ma perche poco doppo fù presa da Sanniti, Lucio Papirio Cursore l'espugnò, e ricuperò, dice Orosio, Idem deinde Papirius Satricum, expulso inde Samnitico præsidio expugnavit, et cæpit. Tengono alcuni fosse dove al presente stà Conca Ferriera famosa del S.Officio di Roma, e con qualche raggione, perche Livio narrando la partenza delle Leggioni Volsche, dice che si movessero da Anzo, à Satrico, da Satrico à Velletri, da Velletri à Tuscolo, Ab Antio Satricum, ab Satrico Velitras, inde Tusculum Leggiones missas: distanza in vero per le giornate d'Esserciti, che marciano, molto convenienti, se bene altri con giusto compito di miglia, vogliono che sia dove stà Campo morto Castello distrutto, perche da Anzo à questo luogo, d'onde à Velletri, e poi à Tuscolo, non passano otto miglia di strada, ch'appunto fanno una giornata de Militia, et à questo parere più facilmente mi sottoscritto, riportandomi però à maggior chiarezza.
Segni Città situata nel Monte Lepino, dice Columella, Qua Marrucini, qua Signia Monte Lepino. Fù Colonia di Tarquinio Superbo, non già da lui fabricata, come altri pensano, ma ben si (come dice Alicarnasseo) applicata à Tito Tarquinio suo figliolo, in quella guisa, ch'ad Arunte
- ↑ La Dea Matuta era un'antica divinità romana, dea dell'aurora e protettrice delle partorienti; in suo onore l'11 giugno si celebravano le Matralie. Il tempio presso Satricum venne frequentato anche dopo la distruzione della città, narrata dal Teoli e prima di lui da Dionigi di Alicarnasso.