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Pagina:Teoli - Teatro Historico di Velletri.djvu/79

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parole del Lesbio, vetustissimis differunt Diis, et moribus, etc. Nam cunctis Tuscis Dii, et Dea sunt Iuppiter, et Iuno, soli Turreni volunt Ianum, et Vestam, quos lingua sua vocant Ianib Vadimona, et Labith Horchiam. Questo Giano adoravasi da Velletrani per quanto s'è detto di sopra, dunque bisogna confessare esser Velletri Città antichissima. L'istesso Annio à questo argomento fatto per il Latio, ò Roma Latina risponde, che non erano adorati Giano, e Vesta come Dei municipali, e principali, perche nel Latio tali erano Saturno, et Opis, altramente chiamata Rhea, e n'attesta Varrone de Lingua Latina. Et io servendomi della sua risposta mi farò lecito di dire, che sicome li Toscani tutti adoravano altri Dei, eccetto li Turreni, Vadimone, et Horchia, cosi, s'altri Popoli del Latio adoravano communemente Saturno, et Opis, li Velletrani nulladimeno, con alcun'altre genti ancora adoravano Giano per Dio principale, come dall'accennate memorie chiaramente apparisce.

Sono stati alcuni, che curiosi dell'Antichita m'hanno interrogato, perche caggione Vergilio havendo composto il suo Poema in honor d'Augusto Ottaviano ne' giorni del suo Impero, sapendo, che l'origine, e natali di lui fossero da Velletri, non n'habbia fatta mentione? e pure la Patria del suo Mecenate, e Protettore, non deve tacersi, e tanto più, che Velletri era, et è Città insigne, di Popolo famoso, quanto è il Volsco, et in Regione principale, quant'è il Latio. A dire il vero è cosa di grandissima maraviglia un tal silentio, et io non saprei addurne altra raggione, che l'humana passione, che talvolta serve per Occhiale del Galileo, e tal volta per Benda, e che ben spesso trasforma lo Scrittore in Lince, e ben spesso in Talpa. E per non dimostrarmi tale ancor'io, eccone l'Autorità di più.

Nola è stata, et è una Città illustre nella Campagna Felice, et in quella Regione ha havute poche pari à suo tempo, Vergilio dovendo raggionar di quella nel suo Poema, doppo haver fatta mentione di molte Città, di Nola non ne raggiona; ma nel silenzio la sepelisce. Aulo Gellio Autore di consideratione, apporta la raggione di mancamento cosi manifesto, e riferisce haver letto, che Vergilio haveva una