Ch’ignobil figlio di non chiara fonte 3Un natal tenebroso
Avesti intra gli orror d’ispido monte,
E già con lenti passi 6Povero d’acque isti lambendo i sassi;
Non strepitar cotanto,
Non gir sì torvo a flagellar la sponda, 9Chè benchè Maggio alquanto
Di liquefatto gel t’accresca l’onda,
Sopravverrà ben tosto 12Essiccator di tue gonfiezze, Agosto.
Placido in seno a Teti,
Gran re de’ fiumi, il Po discioglie il corso, 15Ma di velati abeti
Macchine eccelse ognor sostien sul dorso,
Nè per arsura estiva 18In più breve confin stringe sua riva.
Tu le gregge e i pastori
Minacciando per via spumi e ribolli, 21E, di non proprj umori
Possessor momentaneo, il corso estolli,
Torbido, obliquo, e questo 24Del tuo sol hai, tutto alïeno è il resto.
Ma fermezza non tiene
Riso di cielo, e sue vicende ha l’anno: 27In nude aride arene
A terminar i tuoi diluvj andranno,
E con asciutto piede 30Un giorno ancor di calpestarti ho fede.
So che l’acque son sorde,