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FULVIO TESTI
Raimondo, e ch’è follia garrir col rio;
33Ma sovra Aonie corde
Di sì cantar talor diletto ha Clio,
E in mistiche parole
36Alti sensi al vil volgo asconder suole.
Sotto ciel non lontano
Pur dianzi intumidir torrente i’ vidi,
39Che di tropp’acque insano
Rapiva i boschi e divorava i lidi,
E gir credea del pari
42Per non durabil piena a’ più gran mari.
Io dal fragor orrendo
Lungi m’assisi a romit’Alpe in cima,
45In mio cor rivolgendo
Qual’era il fiume allora e qual fu prima,
Qual facea nel passaggio
48Con non legittim’onda ai campi oltraggio.
Ed ecco, il crin vagante
Coronato di lauro e più di lume
51Apparirmi davante
Di Cirra il biondo re, Febo il mio nume,
E dir: ‘ Mortale orgoglio
54Lubrico ha il regno, e rovinoso il soglio.
Mutar vicende e voglie,
D’instabile fortuna è stabil’arte;
57Presto dà, presto toglie,
Viene e t’abbraccia, indi t’abborre e parte;
Ma quanto sa si cange:
60Saggio cor poco ride e poco piange.
Prode è ’l nocchier, che ’l legno
Salva tra fiera aquilonar tempesta;
63Ma d’egual lode è degno
Quel ch’al placido mar fede non presta,
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