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ALESSANDRO MANZONI
48Sotto il peso de’ barbari piè?
O stranieri, sui vostri stendardi
Sta l’obbrobrio d’un giuro tradito;
Un giudizio da voi proferito
52V’accompagna all’iniqua tenzon;
Voi che a stormo gridaste in quei giorni:
‘ Dio rigetta la forza straniera;
Ogni gente sia libera, e pèra
56Della spada l’iniqua ragion.’
Se la terra ove oppressi gemeste
Preme i corpi de’ vostri oppressori,
Se la faccia d’estranei signori
60Tanto amara vi parve in quei dì;
Chi v’ha detto che sterile, eterno
Saria il lutto dell’Itale genti?
Chi v’ha detto che ai nostri lamenti
64Saria sordo quel Dio che v’udì?
Sì, quel Dio che nell’onda vermiglia
Chiuse il rio che inseguiva Israele,
Quel che in pugno alla maschia Giaele
68Pose il maglio ed il colpo guidò:
Quel che è Padre di tutte le genti,
Che non disse al Germano giammai:
‘ Va’, raccogli ove arato non hai;
72Spiega l’ugne; l’Italia ti do.’
Cara Italia! dovunque il dolente
Grido uscì del tuo lungo servaggio.
Dove ancor dell’umano lignaggio
76Ogni speme deserta non è.
Dove già libertade è fiorita,
Dove ancor nel segreto matura,
Dove ha lacrime un’alta sventura,
80Non c’è cor che non batta per te.
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