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giva; c’era un abisso fra di noi, e la vertigine mi gettò nelle sue braccia.
Guardò La Ferlita, e lo vide pallido anch’esso.
— Mi amate veramente, Giorgio?
Egli, che stava con la fronte fra le mani, levò il capo e le lanciò uno sguardo che rintuzzò quello di lei.
— Quanto durerà il vostro amore?
Giorgio chinò il capo di nuovo, e non rispose.
— Vi domando se potete dirmi, sulla vostra parola d’onore, che mi amerete sempre così, anche quando sarete stato il mio amante; vorrei sapere che cosa fareste se una donna più bella di me, o che vi piacesse dippiù, che avesse soltanto il vantaggio di non essere io stessa, una duchessa, una cameriera, vi stringesse la mano in un ballo, o entrasse sfrontatamente in camera vostra: cosa fareste, La Ferlita?
Giorgio taceva sempre, come annichilito. Ella seguitò:
— Colui dicevami che lo rendevo felice, che mi avrebbe amato eternamente, che avrebbe vo-